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Frottole e illusioni sul tema del signoraggio

Articolo correlato da: http://www.econoliberal.it/2012/03/faq-sul-signoraggio-bancario.html ------------------------------------------------------- Domande frequenti sul signoraggio bancario Riprendiamo e riuniamo qui le domande più comuni formulate sul signoraggio e i dubbi più grandi che possono sorgere leggendo alcune presunte cospirazioni delle banche e dei banchieri, che si leggono soprattutto su internet. Con "signoraggio bancario" indichiamo la la teoria del complotto che si basa su definizione errata del cosiddetto signoraggio bancario. Alcune delle domande sono state pescate in rete, formulate dagli stessi sostenitore di questa teoria complottista: -Le monete che noi usiamo non sono vincolate ad un valore come l'oro, quindi il valore dovrebbe essere quello indotto dall'uso. Allora perchè le banche ricevono gratuitamente dalla banca centrale le banconote che poi prestano a noi? Il valore dipende dal fatto che noi attribuiamo valore a una moneta e la legge ci obbliga a farlo. Noi attribuiamo un valore a una moneta perché sappiamo che altri lo fanno, sia volontariamente sia per effetto di norme che impongono di accettare in pagamento le monete metalliche e cartacee. Accettiamo assegni, bonifici e altri tipi di pagamento se riteniamo che il pagamento andrà a buon fine o se esiste un sistema che consenta di ridurre al minimo la probabilità che il pagamento non sia effettuato. Se si potesse decidere se e quali monete accettare, i pagamenti sarebbero molto difficili, perché ciascuno di noi non saprebbe se una moneta sarà accettata dal panettiere o dal giornalaio. Per ovviare a tale problema, che ostacolerebbe fortemente l'attività economica, gli stati hanno deciso di obbligare i cittadini ad accettare la moneta legale nei singoli paesi. Altro discorso è relativo al legame tra moneta e oro. La convertibilità delle monete in oro serviva non a dare valore alla moneta, ma a garantire la convertibilità di una moneta in altre monete. Sbaglia chi collega oro e valore della moneta. Le banche non ricevono banconote gratis. Pagano un tasso di sconto alla banca centrale. Come un'impresa può scontare le fatture presso una banca, così la banca può scontare titoli presso la banca centrale, pagando un tasso noto come tasso di sconto. A sua volta la banca farà pagare al cliente cui presta soldi un tasso di interesse. Perchè succede? La banca sconta titoli quando le occorre avere nuovi capitali che non riesce a raccogliere in altro modo. Scontando i titoli delle banche, la banca centrale fa aumentare, temporaneamente o meno, la quantità di moneta che circola nell'economia. -Il meccanismo della riserva frazionaria permette a una banca commerciale di prestare n-volte quanto ha fisicamente in riserva. Non sarebbe più corretto portare la riserva al 100%, permettendo così alla banca commerciale di prestare solo ciò di cui veramente dispone? La banca raccoglie capitali e li presta, tolta la parte trattenuta sotto forma di riserva (legale e volontaria: la riserva legale è versata alla banca centrale). Non presta più di quanto raccoglie. Quindi non c'è alcuna tecnica misteriosa, tollerata o illecita, che consente alla banca di moltiplicare i soldi. Il meccanismo del moltiplicatore monetario dice che se la banca centrale immette 1 euro di nuova moneta, il credito complessivo concesso dalle banche sarà pari a diversi euro. Di diversi euro sarà pure l'ammontare complessivo dei depositi presso le varie banche. Se la riserva fosse pari al 100%, le banche non sarebbero più intermediari, ma soggetti che prestano i soldi posseduti, ricevuti dai soci. In teoria sarebbe possibile, anche se gli effetti sarebbero indesiderabili. Il credito concesso infatti sarebbe molto modesto rispetto a quello offerto attualmente dalle banche, con la conseguenza che un credito scarso metterebbe al tappeto l'economia, alimentata dal credito bancaria. Quindi chi propone una riserva al 100% non solo non comprende bene la natura delle banche, ma immagina uno scenario che proverebbe danni incalcolabili al funzionamento dell'economia. -L’Italia ha un debito pubblico dal 1861. Questo dipende dagli sprechi di governo o dalla mancanza di sovranità monetaria? Dipende dal fatto che i governi italiani hanno costantemente speso più di quanto si incassavano. Ognuno può interpretare come preferisce le ragioni che hanno limitato le entrate e reso eccessive le spese, o può decidere che la colpa appartiene a qualcuno ma non ad altri. Questo giudizio lo lasciamo a chi si occupa di politica. Va detto che con poche eccezioni gli stati di certe hanno una certa quantità di debito pubblico, perchè tutti i governi ritengono politicamente opportuno incassare parte dei soldi spesi attraverso il ricorso al debito. La sovranità monetaria attiene alla possibilità per i singoli stati di scegliere autonomamente le proprie politiche monetarie e, più in generale, la politica economica. Se i titoli del debito pubblico sono collocati all'estero (accadeva ad esempio a metà ottocento al Regno di Sardegna), chi sottoscrive i titoli porrà alcune condizioni che vincoleranno gli stati, limitandone la sovranità monetaria, cioè la possibilità di decidere quanta moneta emettere, quali tassi praticare. -Chi detiene il debito pubblico? Oltre la metà del debito italiano è in mani straniere, per il resto è nelle mani di banche e cittadini che investono in tal modo i loro risparmi. Tra gli investitori c'è anche la banca centrale che ottiene interessi dai titoli del debito pubblico. Gli interessi sono il vero signoraggio. -Cosa cambia per il cittadino se chiudono le Banche Centrali? Succede che non si emetterebbe più nuova moneta. Di fronte a un'economia che cresce, la moneta diventerebbe scarsa, facendo salire i tassi di interesse fino a un livello tale che per molte imprese e consumatori sarebbe impossibile finanziarsi. L'attività economica di conseguenza diminuirebbe. La crescita di economia e occupazione dunque sarebbero fortemente limitati. Inoltre sarebbero possibili forti shock dell'economia provocati da crisi di fiducia capaci di mettere in crisi il credito o il sistema dei pagamenti. -Se la Banca Centrale stampasse banconote da cento euro al costo di pochi centesimi e le immettesse in maniera diretta in circolazione nell'economica senza nessuna esigenza o necessità, che cosa succederebbe? La Banca Centrale crea moneta con una accredito su un conto. Poi una certa quota viene usata sotto forma di contanti anzichè sotto forma di bonifico bancario, assegni ecc. e allora stampa una certa quantità di banconote per soddisfare questa esigenza di contanti. Le banconote costano in effetti poco. Ma non sono "vendute" e non sono prestate. Sono immesse in circolo come l'acqua viene immessa, in un'auto, in un circuito di raffreddamento e lì circola per raffreddare il motore Se la produzione di moneta è troppa c'è il rischio che l'economia funzioni peggio del previsto (un pò come succede se l'acqua è poca nel radiatore): creando troppa moneta c'è troppo credito. I soldi prestati servono ad acquistare più beni e servizi e l'eccesso di domanda fa salire i prezzi. Non esiste però un legame stretto e necessario tra piùni moneta e prezzi più alti. Dipende dal contesto, dalle situazioni concrete. -Perchè si dà tanta importanza alle questioni monetarie mentre il successo o l'insuccesso di alcune aziende (da Fiat a Parmalat) dimostra che le faccende monetarie hanno poco o nessun peso? Per decenni le scelte dei governi e delle autorità monetarie a proposito di tassi di interesse o tassi di cambio, hanno occupato le pagine dei giornali, togliendo spazio ad altre questioni di politica economica. In Italia la struttura industriale è sempre stata debole, e lo stesso dicasi per lo stato. Così ogni qual volta la domanda cresceva, spesso per effetto di una maggiore dose di spesa pubblica, aumentavano prezzi e importazioni, creando tensioni sui cambi. La lira tendeva a svalutarsi, la Banca d'Italia interveniva rialzando i tassi di interesse sia per raffreddare la domanda che per attirare capitali. Sui giornali si innescavano infinite polemiche sulle scelte relative a cambi e tassi di interesse, circa l'opportunità delle svalutazioni e le relative conseguenze, con favorevoli e contrari e interessi diversi. Invece erano meno popolari e spinosi per qualcuno, gli altri argomenti, come la politica industriale o la politica fiscale. Si preferiva dare le colpe alle banche centrali piuttosto che fare i conti con l'imprenditore miope e magari evasore. Così succede che qualcuno può semplificare affermando che le banche centrali e le banche in genere sono le sole responsabili di ogni problema economico, dimenticando tutto il resto.
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