La povertà e il reddito, la longevità e l'istruzione. Questo volume spiega come lo studio della società nelle sue varie dimensioni abbia dato impulso alla costruzione dei tanti indicatori e indici usati - spesso impropriamente - per stabilire il livello di progresso di una data società.
Si ripercorreranno le fasi attraverso le quali si è passati dall'aritmetica politica alla moderna reportistica sociale, analizzando i fattori che hanno favorito - o ostacolato - la diffusione dei numerosi studi sulla qualità della vita e sul benessere. Dei principali indicatori di riferimento - tra gli altri, il pil e l'indice di sviluppo umano - si presenteranno i punti di forza e le debolezze dal punto di vista della validità e si avanzeranno alcune proposte per un loro uso più corretto.
Di fronte all'assenza di un quadro concettuale di riferimento (cos'è il benessere?), alla scarsa competenza statistica di operatori dell'informazione e di decisori politici, alla tentazione di "truccare le carte", questo volume dà la possibilità di aprire la scatola nera dei dati così spesso citati: rendere palesi gli assunti che ne stanno alla base è l'unico modo per poter studiare la loro affidabilità e usarli in modo appropriato.