Tra il 1921 e il ’22, dinanzi al fenomeno dirompente dello squadrismo fascista, l’editore bolognese Licinio Cappelli diede alle stampe una serie di instant book a comporre una «collezione» intitolata «Il fascismo e i partiti politici»: nel 1922 usciva La contro-rivoluzione preventiva di Luigi Fabbri con il sottotitolo editoriale di Saggio di un anarchico sul fascismo.
Solo il testo di Fabbri rappresenta davvero un primo autentico «saggio» sul fascismo, non certo «al di sopra della mischia», come egli dichiara alludendo al volume pacifista Au-dessus de la mélée di Romain Rolland, ma senz’altro al di fuori delle ottiche anguste di partito e dei tatticismi della politica parlamentare. Già il titolo si propone di definire oggettivamente il fenomeno, anzi di rinominarlo: un’inchiesta a tutto campo che dalla cronaca minuta, narrata con gusto vivo del racconto, cerca di risalire alla forma sociale del fascismo come «controrivoluzione preventiva». Fabbri guarda lontano, indossa talora i panni autoironici del «profeta», osserva nel presente l’avvenire e parla anche a noi con lucida, sorprendente vitalità.
Nel 1922 Luigi Fabbri compiva quarantacinque anni, era maestro elementare a Corticella in provincia di Bologna e militante anarchico da oltre vent’anni. Nel piccolo sobborgo bolognese il «mêster Fabbri» era un personaggio che godeva di ampia considerazione, uguale e contraria a quello del parroco, e per questo aveva subìto intimidazioni e bastonature da parte dei fascisti. La sua voce è anzitutto quella di un testimone che ha visto una città «rossa» come Bologna diventare, nel volgere di pochi mesi, una roccaforte e anzi la «culla» del fascismo e della reazione antiproletaria. Di lì a poco, nel 1925 egli sarà uno dei tre maestri elementari a rifiutare il giuramento di fedeltà al regime di Mussolini e, in seguito a ciò, prenderà la via dell’esilio, prima a Parigi e poi a Montevideo, ove morirà nel 1935, nell’ora più buia della notte del Novecento. Non occorre qui seguire l’uomo, anche perché lo ha già fatto con acume e sensibilità la figlia Luce Fabbri in Luigi Fabbri. Storia d’un uomo libero (Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 1996), ma importa piuttosto descrivere brevemente la sorte singolare della Controrivoluzione preventiva, il cui titolo, avverte Luce Fabbri, «ebbe tanta fortuna da diventare un luogo comune per la definizione del fenomeno». Nonostante alla fine del 1922 i fascisti distruggessero le copie ancora invendute del libro, tanto che oggi sopravvivono nelle biblioteche italiane meno di una trentina di esemplari dell’edizione originale, la tesi di quel saggio scritto in fretta negli ultimi tumultuosi mesi del 1921 ebbe fin da subito larghissima risonanza. Così, mentre il nome di Fabbri cade presto nell’oblio, il concetto di «controrivoluzione preventiva» attraversa invece per intero la storia intellettuale del Novecento. Habent sua fata libelli, anche i libri hanno il loro destino.