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Iman E Islam

TRADUZIONE ANNOTATA - DELLʼIʻTIQÂD-NÂMA - dellʼillustre Sapiente, il perfetto Amico di Allah Traduzione turca e note a cura di HUSEYN HILMI ISIK Prefazione Nel Nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso Che eccellente rifugio è il Suo Nome! I Suoi favori – sia Egli glorificato! – sono innumerevoli e incalcolabili; Egli è il più Misericordioso dei misericordiosi, è Indulgente, Generoso e ama il perdono. Allah è benevolo con i servi, provvede loro ciò di cui hanno bisogno in questa vita e nell’altra e glielo fa arrivare. Per misericordia nei loro confronti indica il cammino verso la beatitudine eterna e guida chi Egli vuole tra coloro che percorrono la via della miscredenza e dello smarrimento. Sebbene questi ultimi si siano lasciati ingannare dalle loro passioni, dalle cattive compagnie, da letture che avvelenano l’anima e da ciò che dicono i media stranieri, se Egli vuole li salva dalla dannazione eterna e li guida alla rettitudine. Di certo Allah può perdonare quanti invece meriterebbero il castigo e, in virtù della Sua misericordia, farli accedere al Giardino. Quanto invece ai prevaricatori e a quelli che hanno ecceduto i limiti, li priva di questi favori e li abbandona alla miscredenza che hanno approvato e scelto per sé. Ci accingiamo dunque a scrivere questo libro cercando aiuto nel Suo Nome, Lui che è il Creatore di tutte le cose, che provvede alla loro sussistenza e preserva i Suoi servi da ogni timore e angoscia. Sia lode ad Allah, e la Pace e le benedizioni siano sul Suo amato, lʼEletto, dopo il quale non cʼè altro Profeta, sulla sua famiglia, le sue spose, i suoi figli, la sua discendenza purissima, i suoi Compagni giusti e veridici e tutti coloro che lo seguono fino al Giorno del Giudizio – che Allah lʼAltissimo sia soddisfatto di tutti loro! Nonostante i libri che espongono le credenze islamiche e le norme della Sharîʻa si contino ormai a migliaia e siano stati tradotti in molte lingue e disseminati in un gran numero di paesi e continenti, ci sono ancora persone dal cuore malato e di corte – 3 – vedute che non cessano di opporsi ai precetti benefici, generosi e luminosi dellʼIslam, nonché agli ordini e alle interdizioni in esso vigenti. Tra questi, un ruolo di primo piano è stato svolto da uomini di religione asserviti agli interessi stranieri che, per ingannare i musulmani, hanno screditato tali precetti con ogni mezzo, arrivando perfino a modificarli e a falsificarli. Allo stesso tempo, però, conforta osservare come gli eminenti sapienti musulmani si siano prodigati per diffondere ovunque le credenze islamiche corrette e preservare le norme della Sharîʻa. Grazie alla loro cura e dedizione nel far conoscere il pensiero degli autorevoli sapienti della gente della Sunna, sono ben pochi oggi quelli che non tengono conto delle loro opere, trattandosi perlopiù di ignoranti che stentano a capire di cosa trattano. Allʼoscuro degli insegnamenti che si trovano in quelle pagine, qualsiasi cosa essi dicano o scrivano entra in insanabile contraddizione con i significati dei generosi versetti coranici e dei nobili hadîth profetici, e i musulmani di fede e credenza corrette non gli danno valore. In poco tempo le loro parole sfumano e con esse gli errori che le accompagnano, senza lasciare dietro di sé altra traccia che l’ignoranza di chi se nʼè fatto carico. Si considera musulmano chiunque si dichiari tale o sia visto partecipare alla preghiera comunitaria. Se poi, rispetto ai suoi atti, parole o scritti, si scorge in lui ciò che contrasta con le credenze esposte dagli eminenti sapienti della gente della Sunna, dovrà esserne dissuaso. Per quella via, infatti, sʼincammina verso la miscredenza e il traviamento e dovrà quindi essere esortato a desistere e a pentirsi. Se non ascolta ragioni e si arrocca con ostinazione nelle sue posizioni incline alla disputa, confidando nella sua limitata intelligenza e nel suo modo di pensare corrotto, la sua deviazione e apostasia si fanno allora manifeste. Per quanto preghi, compia il pellegrinaggio e ogni altro atto di culto o buona azione, fino a quando non avrà abbandonato quel che fin lì lo ha condotto e si sarà pentito, non scamperà ai pericoli della miscredenza e alle infamie dell’apostasia. Per evitare di ricevere danno da queste cose, il musulmano dovrà quindi munirsi delle difese opportune, acquisendo una conoscenza approfondita di ciò che ne sta all’origine e stando in guardia contro ipocriti e spie inglesi celati sotto mentite spoglie islamiche. Il Messaggero di Allah – che Allah lo benedica e gli conceda la Pace! – ci ha fatto sapere che appariranno settantadue gruppi sviati, responsabili di far derivare dai versetti del Corano e dai nobili hadîth significati errati ed incoerenti. In un nobile hadîth – 4 – riportato nei libri al-Barîqa (Il bagliore) e al-Hadîqa al-nadiyya (Il giardino coperto di rugiada) con un esteso commento, il Profeta – che Allah lo benedica e gli conceda la Pace! – dice: «La mia Umma si dividerà in settantatré gruppi, tutti entreranno nel Fuoco tranne uno» (al-Bukhârî e Muslim). Bisogna pertanto guardarsi dai libri, dagli articoli e dai discorsi dei pretesi «sapienti della religione» e «professori» che appartengono a questi gruppi sviati, che con le loro parole avvelenano l’anima dei musulmani e le recano danno! Bisogna tenersi alla larga da questi «ladri di religione» per evitare di cadere vittima delle insidie che tramano! Musulmani animati da cattive intenzioni, comunisti, massoni, missionari cristiani, wahhabiti al soldo delle potenze straniere ed ebrei sionisti, hanno tutti ingaggiato una lotta senza quartiere per ingannare e corrompere quei musulmani che si mantengono nell’ignoranza. Senza darsi tregua, sono ricorsi ad ogni genere di artificio per estirpare qualsiasi traccia della religione. Dopo averci imposto un alfabeto straniero, non hanno smesso di vessarci con film, spettacoli teatrali, annunci televisivi e radiofonici che offendono la morale, destinando a tutto ciò enormi somme di denaro. Gli argomenti di questi nemici dellʼIslam sono stati confutati in forma esauriente e perentoria nelle opere dei più eminenti sapienti musulmani – che Allah abbia misericordia di loro! In esse si trova esposta in modo chiaro la pura (hanîf) religione di Allah e si indica il cammino verso la felicità, la tranquillità e la salvezza. Tra questi libri la nostra scelta è caduta sullʼIʻtiqâd-nâma (Il libro della credenza) dellʼinsigne sapiente Mawlânâ Diyâʼ al-Dîn Khâlid al-Baghdâdî al-ʻUthmânî – che Allah santifichi il suo segreto! Il libro in questione è stato tradotto per la prima volta in lingua turca dallʼoriginale persiano dal compianto Hâcı Feyzullah Efendi di Kemah, con il titolo Herkese Lâzım Olan Îmân (Credenze necessarie per tutti) e pubblicato in Egitto nel 1312/1894. Per quel che ci riguarda, Allah ci ha assistito nel portare di nuovo a termine la traduzione a partire dal testo originale in lingua persiana e nel corredarlo di un ampio apparato di note esplicative. La prima edizione di questʼopera, apparsa col titolo Imân ve Islâm (Îmân e Islâm), risale al 1966. Il manoscritto originale in lingua persiana è conservato presso la Biblioteca Universitaria di Istanbul (Ibn al-Amin Mahmud Kemal Dept. F. 2639). Lodiamo Allah abbondantemente per averci concesso il privilegio di dare diffusione a libri di grande pregio e beneficio come il presente. – 5 – In calce alla sezione dedicata al tema del matrimonio del miscredente, lʼautore del libro al-Durr al-mukhtâr (Le perle scelte) afferma quanto segue: La musulmana sposata che sia giunta alla pubertà e non sia in grado di definire gli aspetti essenziali dellʼIslam viene separata (dal marito). In una circostanza del genere, essendo la giovane incorsa nell’apostasia, le si dovrà menzionare Allah lʼAltissimo e tutti i Suoi Attributi, e chiederle se Egli è così come le è stato descritto. Solo qualora lo attestasse, verrebbe considerata musulmana. Il sapientissimo Ibn ʻÂbidîn, riferendosi a ciò che si trova in quella sezione, ha commentato in modo succinto quanto segue: La giovane che ancora non abbia raggiunto la pubertà viene considerata soggetta alla religione dei genitori. Con la pubertà, una volta venuta meno la subordinazione ai genitori, viene considerata apostata (murtadd), non rimanendole più la religione di questi. Fino a che non dimostri di credere in Allah, negli Angeli, nei Libri Rivelati, nei Messaggeri, nellʼUltimo Giorno, nella Risurrezione dopo la morte e nel Decreto divino, sia esso buono o cattivo, non potrà essere considerata musulmana. Nemmeno verrà considerata tale qualora attestasse che «Non vʼè altro dio che Allah» e che «Muhammad è il Suo Messaggero», se prima non avrà dato prova di essere al corrente degli articoli di fede, avrà concesso assenso (tasdîq) agli ordini e alle proibizioni di Allah e li avrà professati verbalmente (iqrâr). Da quanto detto finora risulta chiaro che il miscredente (kâfir) entra nellʼIslam quando pronuncia la «formula della professione di fede nellʼUnicità Divina» (kalima al-tawhîd), sempre che ne comprenda il significato e vi presti fede a titolo generale. Ciò non toglie che, al pari di ogni altro musulmano e nella misura delle sue capacità, egli sia tenuto ad acquisire quelle conoscenze che gli sono necessarie per osservare i precetti religiosi. Dapprima, comunque, gli sarà sufficiente tenere a mente le seguenti parole e comprenderne il significato: Amantu billahi wa malâʼikatihi wa kutubihi wa rusulihi wa alyawm al-âkhari wa al-qadar khayrihi wa sharrihi min Allah wa alba ʻth baʻd al-mawt haqqun, ashhadu allâ ilâha illa Allah wa ashahadu anna Muhammadan ʻabduhu wa rasûluhu. (Credo in Allah, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi Messaggeri, nellʼUltimo Giorno, nel Decreto divino, sia esso buono o cattivo, che procede da Allah, e che la Risurrezione dopo – 6 – la morte è vera. Attesto che non vʼè altro dio che Allah e attesto che Muhammad è il Suo servo e Messaggero). Il giovane che al sopraggiungere della pubertà non sia a conoscenza, non attesti e non presti fede ai sei articoli viene considerato apostata (murtadd). Per non essere considerato tale, dovrebbe dimostrare di possedere quelle conoscenze relative alla Sharîʻa che, in quanto musulmano, gli sono imprescindibili nellʼadempimento dei suoi obblighi religiosi. A tale proposito, è necessario che apprenda le scienze della Sharîʻa che trattano di quegli atti aventi un carattere obbligatorio (farâʼid) e di quelli che sono proibiti (muharramât), dellʼabluzione minore (udhûʼ) e maggiore (ghusl), e delle norme relative al compimento della preghiera e a come si coprono le nudità (satr al-ʻawra). Dovrà istruirsi presso chiunque sia bendisposto verso di lui, o perlomeno farsi segnalare quali siano le letture che gli saranno dʼaiuto per conoscere la vera religione. Se non ha al suo fianco qualcuno che lo aiuti o non ha a disposizione libri su cui istruirsi, non è comunque dispensato dal cercare la conoscenza perché, qualora per incuranza desistesse dal farlo, permarrebbe nella sua condizione di miscredente. La mancanza di conoscenza, infatti, gli vale come scusa solo fino a che non trovi qualcuno disposto a farsi carico della sua istruzione o un libro che assolva tale compito. È questo, appunto, il proposito del presente libro. Il lettore vi troverà ragguagli opportuni ed esaurienti in merito ai sei articoli di fede la cui conoscenza è considerata necessaria. È opportuno che ogni musulmano si disponga ad apprenderlo e faccia in modo che anche i suoi figli, familiari e conoscenti possano beneficiarne. Nelle pagine che seguono, ogniqualvolta si prendano in considerazione i significati dei generosi versetti coranici, viene fatto riferimento a ciò che hanno detto i sapienti nei loro commentari. Il Messaggero – che Allah benedica e conceda la Pace a lui, alla sua famiglia e ai suoi Compagni! – fu il solo in grado di conoscere e comprendere appieno quei significati che dopo di lui vennero trasmessi dai suoi Compagni – che Allah sia soddisfatto di loro! – alle generazioni successive. Al fine di preservare quei significati, gli esegeti del testo coranico hanno sottoposto i hadîth ad un accurato esame per distinguere quelli «autentici» (sahîh) da quelli «fabbricati» (mawdûʻ) da ipocriti, eretici e uomini di religione lâ-madhhabî. Così facendo, dovettero affidarsi alla loro capacità di penetrare il significato dei versetti coranici solo nei casi in cui non fu loro possibile rinvenire alcun hadîth, per quanto anche in quei casi tenessero conto dei fondamenti metodologici – 7 – della scienza esegetica (ʻilm al-tafsîr). In questʼambito, infatti, le parole di chi, pur conoscendo a fondo la lingua araba, non sia versato in questa scienza non fanno testo. A tale proposito, in un nobile hadîth, il Profeta – che Allah lo benedica e gli conceda la Pace! – ebbe a dire: «Chi commenta il Corano in base alla propria opinione invero è un miscredente (kâfir)». Chiediamo ad Allah che ci conceda discernimento e retta guida nel seguire le opinioni corrette dei sapienti della gente della Sunna. Gli chiediamo di preservarci dallo sviamento di chi ha perso la Via e dallʼerrore di chi ha commesso passi falsi. Gli chiediamo, infine, di preservarci dalle futilità di coloro che hanno deviato dal retto cammino e, lasciati da parte i madhhab, hanno indossato le vesti dei sapienti, pur non avendo niente a che fare con loro. Âmîn! Per la Tua misericordia, o Tu che sei il più Misericordioso dei misericordiosi! La benedizione e la Pace siano sul Messaggero di Allah, sulla sua famiglia e i suoi Compagni e su chi chiama a ciò cui egli ha chiamato fino al Giorno del Giudizio! Hakîkat Kitâbevi 1420/1999
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