«Ancora oggi Licio Gelli e la P2 fanno parte dell’immaginario italiano come un archetipo, ovvero la quintessenza, il nocciolo duro, il cuore nero di un potere che a contatto con la sua ombra è capace di tutto. Anche di spaventare ancora, anche di ritornare quando non esiste più.»
Come è possibile contraddire questa affermazione di Filippo Ceccarelli, se si pensa che alla P2 sono stati attribuiti tentativi di colpi di stato, attentati, stragi, forme innumerevoli di corruzione, a ogni livello e per qualunque fine, in pratica qualsiasi anomalia del sistema politico italiano (e persino un ruolo nel mistero di Rennes-le-Château e nelle vicende di un’altra società segreta, il Priorato di Sion)?
Ma possiamo davvero credere che il nostro paese sia stato per qualche decennio in balia di una ristretta élite (anche a voler prendere la Massoneria di Palazzo Giustiniani nel suo insieme) pronta a tutto e determinata ad assumere il potere a ogni costo?
Davvero è esistito uno Stato dentro lo Stato che, infischiandosene di partiti, governi, parlamenti e procedure democratiche, ha tramato, seminato bombe, ucciso o fatto uccidere?
È stato realmente operante un complotto pluto-(giudaico?)-massonico ai danni di tutti, e di qualcuno in particolare? E Licio Gelli è (stato) il Grande Vecchio, il burattinaio occulto e inesorabile di un inquietante teatrino dei Pupi?
Giorgio Galli, uno dei massimi politologi italiani, offre una risposta definitiva a queste domande, grazie all’analisi di una vastissima documentazione e mettendo sotto una luce del tutto inedita il ruolo avuto da Gelli e dalla sua Loggia in quella lunga serie di (quasi sempre) drammatiche vicende che hanno segnato la storia d’Italia dal dopoguerra a oggi.
La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli e della P2
Giorgio Galli
Torino, Lindau, 151 pp., Euro 16,00 2007
Autore di innumerevoli pubblicazioni che spaziano dalla storia dei partiti a quella del terrorismo e della lotta armata, dal pensiero di Mao alle componenti esoteriche del nazismo e al rapporto fra magia e potere nella politica occidentale, da molti anni a questa parte Galli ha prestato particolare attenzione alla dimensione «sotterranea» della storia italiana nel secondo dopoguerra: ossia i tanti misteri, complotti, scandali, stragi e progetti eversivi, che hanno scandito - spesso in maniera cupa e dolorosa - il tempo della Repubblica. È del 1983 L'Italia sotterranea. Storia, politica, scandali (Laterza), cui sono seguiti, fra gli altri, Affari di Stato (Milano, Kaos, 1991) e La regia occulta. Da Enrico Mattei a Piazza Fontana (Milano, Marco Tropea, 1996).In questo volume l'a. si sofferma su uno dei più inquietanti complotti dell'Italia repubblicana (l'affaire P2) e sull'influenza che il suo tessitore, Licio Gelli, ha esercitato in alcuni snodi decisivi della vita politica ed economico-finanziaria del paese. Occorre premettere subito che il libro non si basa su alcuna nuova risorsa documentaria né intende offrire al lettore una ricostruzione puntuale del profilo biografico di Gelli e della vicenda P2. L'obbiettivo è un altro: riproporre una lettura d'insieme della questione attingendo alla vasta pubblicistica esistente, individuando come (garbato) bersaglio polemico quella parte della storiografia che ha sostenuto la tesi del «doppio Stato», ossia della «doppia lealtà» di una parte del mondo militare e dei servizi segreti italiani (alla Costituzione, ma anche e forse di più al Patto Atlantico e alla NATO), in virtù della quale l'Italia repubblicana sarebbe stato un paese a «sovranità limitata» e al principale partito della sinistra, il PCI, sarebbe stato in vario modo impedito di arrivare al potere. La tesi di Galli, argomentata in modo convincente, è che Gelli non abbia «mai preparato colpi di stato», ma abbia «concorso, con i vertici dei servizi e delle forze armate reclutati nella Loggia, a elaborare vari passaggi delle iniziative di destabilizzazione, che avrebbero dovuto condurre a una stabilizzazione moderata e all'emarginazione del PCI» (p. 95). I massimi dirigenti del Grande Oriente d'Italia, l'obbedienza di cui faceva parte la P2, avallarono questa strategia, che si inquadrava nel tradizionale patriottismo massonico, adesso «involuto in un pregiudiziale anticomunismo» (p. 36).Resta da spiegare attraverso quali dinamiche un sodalizio come il Grande Oriente, rinato nel 1943 all'insegna dell'antifascismo e della difesa della democrazia, allora con forti radici anche nella sinistra social-comunista, sia approdato nel giro di un ventennio su posizioni così radicalmente diverse, fino a far proprio il progetto reazionario di Gelli. L'a. offre qualche chiave di lettura interessante (il rapporto consolidato fra massoneria e mondo militare, i legami con le obbedienze americane che si riattivarono a partire almeno dal 1943, la necessità di riallacciare i rapporti con la massoneria inglese): ma quella della presenza massonica nell'Italia repubblicana resta una pagina di storia ancora sostanzialmente da scrivere.
Fulvio Conti
Principali recensioni dei clienti
Bruz
1,0 su 5 stelleConfuso e teoria debole
17 luglio 2013
Formato: Copertina flessibile|Acquisto verificato
So che G. Galli è un professore e scrittore di saggi/libri di storia recente, ma questo libro vuole essenzialmente dimostrare che la P2 non aveva nei suoi progetti alcun colpo di stato. Questo viene fatto citando libri e articoli di giornali e riviste (!) degli ultimi 25 anni. La maggior parte del libro è virgolettato perché è una citazione. Poi si ripete in continuazione cosa che è molto fastidiosa anche se compensa la grande confusione del percorso che va avanti e indietro nel tempo.
Secondo me dà una visione parziale e non fornisce adeguato supporto alla tesi espressa. Per esempio si cita un intervista allo stesso Gelli per trarre delle conclusioni.
Non interessante e non piacevole da leggere.