Il paese reale
Description:... La fine degli anni settanta segna una svolta nella storia della Repubblica: agli ultimi, cupi sussulti del decennio morente si intreccia l’emergere di trasformazioni colossali che riguardano l’economia e la cultura, il privato e il pubblico, la politica e la comunicazione. Nella convulsa stagione degli anni ottanta si ripropongono inoltre quelle tendenze esasperate all’affermazione individuale, quello sprezzo delle regole, quell’atteggiamento predatorio nei confronti del bene pubblico che erano già apparsi negli anni del «miracolo». Al tempo stesso giunge al punto estremo di crisi un sistema dei partiti sempre più portato a esaudire gli egoismi di ceto, pur di ottenere il consenso. Di qui un dilatarsi del debito pubblico fino a livelli intollerabili. Di qui, anche, un dilagare della corruzione politica che avrebbe portato al crollo della prima Repubblica, e – ben lungi dall’essere sradicato dall’esplosione di Tangentopoli – avrebbe segnato in profondità anche tutta la fase successiva. Per molti versi dunque i lunghi anni ottanta si presentano come un luogo di incubazione del nostro presente. Il nesso fra gli anni di Craxi e l’era berlusconiana ha qui le sue radici, e in questo scenario si collocano le domande che oggi ci incalzano: perché l’anomala alleanza di centrodestra che si affermò inaspettatamente all’alba della seconda Repubblica riuscì a improntare largamente di sé l’intero ventennio successivo? Quali sono le ragioni della quasi ventennale stagione di Berlusconi? E che Italia ci lascia, quella stagione? E ancora: ci sono le energie e le qualità per affrontare una difficile ricostruzione e misurarsi con la crisi internazionale che chiama in causa l’identità e il futuro dell’Europa? Da dove prendere l’avvio per invertire il degrado di un sistema politico e di una «partitocrazia senza i partiti» che ha superato ogni livello di guardia?
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