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Sangue in Salotti di Razza Padrona

Description:...

Dietro i peggiori crimini internazionali non ci sono capillari organizzazioni segrete o “cupole” mafiose. I vertici del potere politico ed economico di ogni Paese si limitano a dividersi i bottini dei traffici illeciti di armi nei paesi con guerre civili, di stupefacenti, di opere d’arte e di tratta delle bianche. La manovalanza è costituita da membri di salotti politicamente corretti mossi da cupidigia di soldi, potere e sesso.

Il meccanismo è spiegato da un principe di stirpe papale e capobastone di uno di quei consessi snob a un vecchio colonnello dell’Interpol in pensione che si è lasciato convincere da una sua amica a trascorrere un weekend in un palazzo tra latifondi a vigne e ulivi alle porte di Firenze. È la primavera del 2013.

L’ufficiale, Fulvio, vi scopre ospiti promiscui e incestuosi. Tra loro svetta come un’oscura ombra il ras del luogo, il principe appunto. Arrogante, presuntuoso, sessualmente sfrenato, i suoi delitti sono sempre stati e sempre rimarranno impuniti perché tra i cortigiani del suo dominio ci sono politici, magistrati e intellettuali di spicco, tutti ex amanti passati o in carica delle signore del giro e tutti in qualche modo consanguinei. Alcune misteriose morti durante il fine settimana sono subito archiviate come accidentali o opera d’ignoti che tali resteranno per sempre.

I sospetti di Fulvio non porteranno nessuno in un’aula di un tribunale. Pur sconfitto, egli riesce però a strappare la maschera di rispettabilità del principe e a rivelarne la pochezza virile. Con sollievo del lettore che ha seguito con passione l’indagine e scoperto con disgusto taluni meccanismi della corruzione regnante in Italia.

Connivente è la ricca borghesia del denaro e dell’intelletto. Invitato da un’amica di gioventù, nella primavera del 2013 un settantenne colonnello dell'Interpol in pensione passa un weekend in un palazzo – Villa Bevilacqua – tra latifondi a vigne e ulivi alle porte di Firenze. Fulvio deve scrivere un saggio sull'emotività degli Italiani per un editore inglese. Deve fare anche un piacere a un amico che gli ha chiesto di fare luce sulla scomparsa della propria giovane figlia, convinto com'è – ai bordi della paranoia – che più ci si avventuri tra l’alta borghesia più facile sia trovare indizi per crimini commessi da altri borghesi. A Villa Bevilacqua il vecchio ufficiale si trova nell'inattesa situazione di scoprire i lati oscuri e incestuosi degli ospiti, tutti irreprensibili intellettuali borghesi. Scopre che governano a piacimento omuncoli e donnette irretiti in loro potere – in passato e ancora nel presente – e possono manipolarli impunemente, fino ad assumere su di loro diritto di vita e di morte: alcuni muoiono davvero, in circostanze misteriose, subito archiviate come casi di morte accidentale o per opera di ignoti che ignoti resteranno per sempre. La forza a danno dei miseri alla loro mercé deriva dall'essere, i burattinai, tutti consanguinei tra loro per disinvoltura sessuale dei loro padri e madri in gioventù e dall'essere molto protetti da politici ex amanti delle signore del giro, sia delle madri sia delle figlie. È un giallo in cui il colpevole è un assassino diffuso: è la consanguineità. In Villa Bevilacqua tutti sono incrociati padri e madri, e figli e figlie. La consanguineità è così intricata da farsi traccia del giallo, pista che l’investigatore fa fatica a mettere a fuoco ma che non può non seguire. Fino al scoprire l’assassino. Ma l’assassino è la consanguineità stessa e l’investigatore deve arrendersi. Non soltanto perché se ne parlerà verrà ucciso: questa è l’esplicita minaccia fattagli balenare con gran garbo da uno dei capostipiti della vasta famiglia. Ma anche perché la consanguineità non è arrestabile, perseguibile penalmente. L’investigatore si trova davanti a un criminale evanescente, così evanescente che non può essere messo dietro le sbarre. Neanche se ha commissionato omicidi veri e propri. Non si può sbattere in galera il mandante di delitti i cui esecutori – senza mandante, perché evanescente – diventano fantasmi anche loro. Punito – e penalmente perché lui è in carne e ossa – viene però l’investigatore che ha osato scoprire i legami di parentela tra i protagonisti, tutti finti tonti o cinici, ma tutti responsabili. I magistrati fiancheggiatori degli Affari di Famiglia lo costringeranno all'esilio. Il romanzo è di formazione, con pagine kafkiane e con la passione per le descrizioni di paesaggi e personaggi a imitazione di taluni grandi romanzi russi.

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