Le democrazie occidentali sono da tempo in preda a crisi di tipo endemico e non soltanto da fattori esterni: il calo generalizzato del numero dei votanti, l’anomia sociale, la diffidenza verso il politico e l’indifferenza di una buona fetta dell’opinione pubblica alle vicende che riguardano la vita politica, costituiscono segnali forti della difficoltà istituzionale a mantenere un contatto vivo e attivo con il corpo sociale, e testimoniano che gli stati nazionali, almeno come si propongono oggi, sono apparati che non corrispondono più alle attese delle “genti” che governano e di quelle “ingovernate”.
I nuovi media, le forme di socialità emergenti, gli eccessi che scandiscono l’immaginario postmoderno e la rete intesa come paradigma del nuovo sistema mediale, costituiscono culture e tecnologie in grado di assecondare una via d’uscita? In che direzione?
La politica si struttura sempre rispetto al territorio e alle soggettività che lo abitano e definiscono. Si è fondata per lungo tempo sui rapporti faccia a faccia, quindi sulla stampa e poi sull’azione di mediazione dei partiti politici. Nello spazio televisivo la logica dello spettacolo ha infine trionfato. Che cosa accadrà-sarà la politica con l’avvento e la diffusione capillare delle nuove tecnologie della comunicazione, quando il confine tra corpo tecnologico e corpo tout court tende a svanire? Quali sono il volto e i confini della postdemocrazia? Dove ci porta il grande show del nostro tempo?
Il libro tenta di rispondere alla sfida di comprendere in che modo potrà snodarsi l’intreccio – l’inscindibile e sempre fondante rapporto – tra forme di potere, vita quotidiana e piattaforme comunicative. A partire dall’immaginario.